Viaggio a Medugorje

Nei vari viaggi che, con la mia famiglia, abbiamo fatto un aspetto molto importante è stato “la meta” del viaggio.
Anche questa volta su sollecitazione di amici che già erano stati a Medugorje, pensavamo che arrivare alla meta fosse l’essenziale, invece è stato ancora una volta il percorso: l’”andare” si è rivelato una vera scoperta e abbiamo vissuto il viaggio come un cammino che ci ha accompagnati a trovare il luogo delle apparizioni.

Mio marito, specialmente, ma anche io e i miei figli siamo partiti  con un po’ di scetticismo verso il luogo Medugorje forse perché abbiamo vissuto i tempi delle prime apparizioni negli anni ottanta, quando anche la Chiesa si è dimostrata un po’ tiepida e ancor oggi non ha assunto posizioni veramente chiare in merito. 

Tant’è: abbiamo deciso di partire e di goderci il viaggio, quindi di visitare le città e i villaggi della Croazia e della Bosnia, per avvicinarci alla cultura balcanica e non arrivare in una sola tappa diretti e filati a Medugorje.

Si inizia a costeggiare il mare e a Bakar (Buccari)  tornano alla mente i ricordi di scuola con la famosa “beffa di Buccari”  con le gesta eroiche dei MAS guidati da Gabriele D’Annunzio. In effetti la strada domina la baia e dimostra come il luogo sia  veramente adatto a proteggere le navi stanziate al porto da eventuali imboscate: si trattava veramente di personaggi audaci e temerari! 

Percorriamo la strada n. 8 e sostiamo  a Senji, siamo al 45 grado di latitudine Nord è segnalato nella piazza principale del paese. 

Proseguiamo il giorno successivo visitando la città di Spalato (Split): con fatica troviamo un parcheggio adatto al camper e piuttosto vicino al centro città,  però poi ci addentriamo nel Palazzo di Diocleziano, che, in pratica, ha inglobato (o è inglobato) nella città stessa. E’ una vera e propria sovrapposizione di stili e architetture che lascia senza fiato. Vicoli e stradine sono ferme nel tempo, in alcuni momenti sembra di camminare nel pieno dell’età augustea e subito dopo ci si accorge che ormai sono passati duemila anni, gironzoliamo senza una meta precisa perché siamo attirati da ogni angolo ma dirigendoci verso est scopriamo il mercato delle erbe, o comunque un mercato all’aperto dove si vende un po’ di tutto, dalle verdure alle carni ai jeans e ai pulcini, un’atmosfera d’altri tempi per noi!

arriviamo fino al termine dell’autostrada;  transitando dalla dogana di Prolog per arriviamo  facilmente a Medugorje: si tratta di un povero villaggio ai piedi di colline aride e sassose che, lo si capisce arrivando, deve il suo sviluppo al turismo religioso associato alle apparizioni della Vergine. 

Con un po’ di sarcasmo mio marito continua a ripetere che qui la Madonna ha fatto veramente il miracolo, ha risollevato le sorti di molte povere famiglie che così non sono più in  miseria ma “sfruttano” abilmente il commercio e l’arrivo dei pellegrini da ogni parte del mondo … Da parte mia sospiro e continuo a riflettere che se c’è qualcosa di buono o di vero magari non saremo noi a vederlo, forse non dobbiamo giudicare, aspettiamo e vedremo cosa succederà…

i avevano indicato una fattoria-campeggio, il Camp Zamo per la sosta, ma ci accorgiamo che nel frattempo altri contadini si sono attrezzati e ospitano i camper e le roulottes. Visitiamo subito il centro religioso con la chiesa parrocchiale dedicata a San Giacomo e poi chiediamo informazioni per salire al monte delle apparizioni. 

Con fatica ci orientiamo (sia per la lingua sia per gli scarsi cartelli di segnalazione) ma raggiungiamo il punto dove i pullman scaricano ondate di pellegrini che salgono al monte Podbrdo, dove ci sono le famose croci blu. Il luogo si trova poco lontano dalla strada asfaltata ma sia mio marito che mio figlio (un altro scettico di natura) rimangono stupiti dalla fede di alcune persone sofferenti che si trascinano fin là:   chi è cieco e chi è gravemente malato e  percorre questo breve tratto in salita con fatica, chi è a piedi nudi, tra pietre e fango e sale recitando il rosario.  Veramente riconosciamo anche noi, è tangibile e percepibile qualcosa di più grande e di più potente che ti prende,  ti coinvolge e ti cattura. 

Tra le tante persone c’è chi si ferma e prega, altri  (e anche noi)   continuano  la salita verso un’area chiamata Ukazanja, cioè  “delle apparizioni”;  il percorso  diventa ancora più impervio e faticoso, perché è caratterizzato da un misto di pietre e fango molto scivoloso  ma  la percorriamo anche noi mescolandoci  tra altri pellegrini, alcuni dei quali continuano a salire scalzi e recitando il rosario. In cima la sosta per una preghiera e poi la discesa, se possibile ancor più difficoltosa  proprio a causa del terreno calcareo molto scivoloso. 

Ci spostiamo con il camper presso il parcheggio del Kriezevac, anche questo un luogo sacro, di vera fatica e non a caso dedicato alla Via Crucis.

Non apparteniamo ad alcun gruppo religioso e non seguiamo altro se non le funzioni pubbliche e comuni in lingua italiana, ma ci accorgiamo che alla S. Messa della domenica saremo almeno in tremila persone che ricolmano un grande anfiteatro all’aperto che ha ospitato anche il Papa. 

Andiamo a Mostar: sia lungo la strada sia in città, rimaniamo colpiti della presenza ancora tangibile dei segni della guerra. Molte case sono ancora fatiscenti, sventrate dalle bome oppure portano i segni dei colpi di granate, ci rendiamo conto che c’è miseria, però notiamo anche che la gente sia  abituata a vivere con chi ha una religione diversa: cimiteri ebraici, cristiani e musulmani sono confinanti e si differenziano solo per colore e simboli nelle tombe, così come le epigrafe mortuarie o le rispettive chiese. Per noi è strano pensare che una popolazione abituata a convivere con il “diverso” abbia iniziato  una guerra (…e che guerra!)

Naturalmente percorriamo il ponte che tante volte abbiamo visto in televisione, sia quando era integro, quando poi è stato distrutto (nonostante fosse inserito nella lista del Patrimonio dell’Umanità)  e infine ricostruito ma vogliamo visitare la città, le sue chiese e le moschee, di cui tanto abbiamo sentito parlare

Vademecum

– Il viaggio a Medjigorie descritto è possibile sia per autocaravan sia per auto più caravan: le strade sono infatti agevoli e veloci, non è difficile trovare campeggi e luoghi per i rifornimenti.

– L’autostrada slovena prevede l’acquisto di una vignetta (validità 1 gg, 5 gg o 1 mese) per evitarla noi abbiamo percorso la strada n. 14 per Basovizza, valico di Peseke poi Kozina (strada n. 12  in Slovenia) e poi  valico di Rupa (Ruppa) per entrare in Croazia.

– In Croazia è severamente proibito sostare per la notte fuori dagli spazi attrezzati o privati, i campeggi ci sono sembrati piuttosto cari (tranne quelli “familiari”);  invece contrattare una cena con sosta camper con il gestore di una osteria spesso è risultato spesso più conveniente.

– Sia in Slovenia che in Croazia si utilizza l’euro, invece in Bosnia si usa il “Marco bosniaco” (BAM) che vale circa 0,50 €   ma vengono facilmente accettate le banconote in euro. Il prezzo del gasolio è inferiore a quello italiano e il costo della vita è decisamente favorevole per gli italiani.

Bibliografia:

guida  T.C.I . Croazia  ed. 2004

guida T.C.I .   Europa e paesi del Mediterraneo: Croazia, Slovenia, Bosnia-Erzegovina,  Serbia e Montenegro, Albania, Macedonia  ed. 2008

Lonely Planet  Croazia  ed. 2011 

A. Socci,  Mistero Medjugorje,  Piemme Edizioni

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