Tra mare, dune fossili e vulcani: un viaggio al Cabo de Gata-Nijar

Cabo de Gata-Njiar

Questa volta visitiamo una perla naturale di rara bellezza: il Parco naturale del Cabo de Gata-Nijar che si trova dove c’è  l’unico deserto europeo ma con tante  belle spiagge e …la più grande distesa di serre per il rifornimento di frutta e verdura nella stagione invernale: basta guarda su Google Maps nella zona di Almeria e ci renderà conto della vastità. 

Il Cabo de Gata-Nijar è tra le regioni europee meno piovose: qui  si contano mediamente appena 100 mL di pioggia l’anno tanto che il clima è definito “desertico”.  Se d’estate il termometro raggiunge tranquillamente i 30 gradi, in inverno il tepore dei 20 gradi risulta gradevole per noi che arriviamo da zone dove invece è molto più vicino allo 0.
Per le nostre abitudini, a dicembre il clima non è adatto per i bagni in mare ma abbiamo visto qualche audace che lo fa: noi ci accontentiamo di togliere giacche e cappotti e di camminare in tenuta se non estiva, almeno primaverile.

Iniziamo la nostra esplorazione da Carboneras, una cittadina che si trova  nel Parco del Cabo de Gata-Nijar: ci sistemiamo accanto ad altri camper nella “Playa de la Galera”, che detto così non sembra essere di buon auspicio… invece ci sono numerosi sentieri che partono sia in direzione della città sia in direzione opposta, tutti costeggiano il mare e ci rendiamo conto di non essere gli unici ad apprezzare il panorama. Con una dolce passeggiata raggiungiamo la torre del Rayo, recentemente restaurata: saliamo la scaletta esterna e comprendiamo il motivo per cui venne costruita come torre di avvistamento. 
Un panorama spettacolare davanti a noi e il silenzio rotto solo dal vento che soffia tra le palme nane.

Lasciamo Carboneras e, superata la “Playa de los Muertos”, dove si dice siano arrivati i corpi dei naufraghi di diverse imbarcazioni, raggiungiamo la “Mesa de Roldan” con la sua torre di avvistamento e il faro; in sostanza si tratta di una piattaforma vulcanica con la sommità completamente piatta dove, prima dei movimenti tettonici risalenti a 60 milioni di anni fa, si è formato un deposito di coralli. Sulla cima è stata costruita un’altra torre di avvistamento perchè questa zona, in particolare era considerata una delle più pericolose della costa spagnola: ecco spiegata la vicinanza della “Playa de los Muertos”, come sempre la toponomastica è di aiuto per capire un territorio.

Proseguiamo verso sud, superiamo il paese di Aguamarga e raggiungiamo la “Playa del Plomo”: la strada per raggiungerla è sterrata, molto ben tenuta e termina con un parcheggio. Subito ci incamminamo in un sentiero ben segnalato che si dirige verso nord per raggiungere la “Cala del Enmedio”. In una mezz’oretta di facile percorso eccoci arrivati in un luogo che sembra un paradiso: la sabbia è bianca e finissima, l’acqua del mare limpida, siamo attorniati da spettacolari dune fossili bianchissime che creano effetti meravigliosi e arrivano nel mare formando piccole piscine naturali. 

Non vorremmo mai andar via da questo luogo; alla fine lo facciamo solo perché ormai il sole tramonta e dobbiamo percorrere di nuovo il sentiero per raggiungere il nostro mezzo.
Qui non c’è assolutamente niente: né chioschi né luce e nemmeno una fontanella per l’acqua, è veramente sconsigliato farsi cogliere dalla notte lontani dal camper.
Peraltro anche la “Playa del Plomo” non è male e non fa nemmeno così freddo: potremmo almeno bagnare i piedi anche noi!

Esplorata la zona nord non ci resta che dirigerci verso sud, questa volta però partiamo di buon mattino e attrezzati in modo opportuno: zaino in spalla, viveri e acqua. Dopo una prima salita un po’ più ripida si raggiunge un vasto altipiano dove incontriamo palme nane e fiori gialli,  il panorama è tipico delle zone desertiche. Con una serie di saliscendi, si arriva a vedere il villaggio di San Pedro con i ruderi del suo castello: non è difficile capire perché qui, negli anni ‘60, si sia insediata una comunità hippy e nonostante varie vicissitudini sia presente ancor oggi. Il paesino  è adagiato in un’ampia insenatura, è raggiungibile solo a piedi con due sentieri, uno è quello che stiamo percorrendo e l’altro che parte dal villaggio di Las Negras: molte persone sono stese in spiaggia, altre si tuffano, non ci sono auto e nessun mezzo motorizzato. La vita è dura ma sicuramente priva di stress…

Tornati sui nostri passi, ci spostiamo con il camper a Las Negras dove siamo accolti da un bel mulino a vento, ormai trasformato in un’attrazione turistica: si può dire che questo paesino, insieme ad Aguamarga e San Josè siano gli unici ad essere un pochino, solo un pochino, attrezzati per il turismo di massa, anche se nemmeno qui ci sono palazzi o spiagge con ombrelloni. Tutto il Parco del Cabo de Gata-Nijar è conservato in modo naturale così le “scomodità” dovute alla mancanza di chioschi o  lettini da spiaggia è ampiamente ripagata dalla bellezza del paesaggio incontaminato che si ha davanti agli occhi.

Anche a Las Negras non può mancare un po’ di  trekking: sia in direzione di San Pedro ma poi anche verso l’interno. In particolare raggiungiamo Rodalquilar dove andiamo alla scoperta del paese e della sua miniera d’oro abbandonata: rimangono gli affascinanti resti delle diverse costruzioni come delle vasche di decantazione e delle abitazioni dei minatori. Una di  queste è stata trasformata nell’ ecomuseo “Casa de los Volcanes” che purtroppo troviamo chiusa: sarebbe stato interessante approfondire le nostre conoscenze su questa zona che è di grande interesse scientifico e naturalistico.

Infatti quando ci spostiamo nella “Playa de los Escullos” ci rendiamo conto che le sorprese dal punto di vista geologico non sono finite: qui infatti si trovano diverse dune fossili situate ancora una volta in riva al mare. Molti si arrampicano sulle dune, qualcuno raccoglie reperti fossili: certamente occorre fare attenzione le rocce sono  fragili  ma il  colore del mare con la sua acqua cristallina che fa da contrasto con quello della roccia crea un effetto spettacolare.

A San Josè invece lasciamo il camper al limite della strada verso la “Playa des Genoveses” per un altro bel trekking molto facile che oltrettutto segue un facile sentiero che costeggia fiori gialli di ginestra. La “Playa des Genoveses” è molto famosa. è una lunga striscia di sabbia e si trova anche un ampio parcheggio gratuito, dove però non è consentito soffermarsi oltre il tramonto. Questa spiaggia deve il suo nome proprio allo sbarco di navi genovesi accorse in aiuto della regione contro le invasioni saracene: da quando Genova aiutò il territorio di Almeria, lo stendardo delle due città è identico, in segno di gratitudine per il soccorso e lo scampato pericolo. 

Se da San Josè si vuol raggiungere la “Playa des Genoveses” con il proprio v.r. è bene sapere che la strada è sterrata ma con un buon fondo stradale  e prosegue  poi verso la “Playa de Monsul”, un altro luogo spettacolare dove, dobbiamo ammetterlo, abbiamo lasciato il cuore…

Anche quest’ampia spiaggia presenta un buon parcheggio: noi ci siamo fermati tra una fioritura d’agave a perdita d’occhio, poi gigli di mare (sì, in pieno inverno!) e altri fiori simili a quelli dello zafferano che crescono direttamente sulla sabbia. E poi da un lato un’alta duna sabbiosa, che subito abbiamo esplorato e dall’altro un’altra spettacolare duna fossile nerissima che degrada nel mare trasparente: anche qui come si fa a non aspettare il tramonto distesi sulla sabbia in totale relax?

Dalla “Playa de Monsul” la strada sterrata prosegue, sempre costeggiando il mare, tra molte altre cale e calette, fino ad arrivare ad un parcheggio dove effettivamente si trova una sbarra che invita a proseguire solo a piedi. Memori delle esperienze precedenti, pronti via ma ben attrezzati con acqua e vettovaglie: eccoci di nuovo immersi in un paesaggio di origine vulcanica, rocce scurissime vicine ad altre di colore rosso fuoco che contrastano con il mare e il cielo blu. Insomma un territorio giustamente tutelato e inserito tra le riserve UNESCO definite come geo-parchi. 

La passeggiata si snoda sulla strada sterrata, è molto facile anche se presenta dei saliscendi e, nei luoghi più caratteristici, sono presenti anche dei pannelli esplicativi sui cicli vulcanici che negli ultimi millenni hanno sconvolto questo territorio.

Alla fine si raggiunge il faro del Cabo de Gata: saliamo fino in cima per non perderci il panorama. Infatti attorno al faro si trova la “Arrecife de las Sirenas”, una colonna nerissima che si innalza dal mare trasparente e che altro non è se non  ciò che rimane di un antico camino vulcanico. Veramente per gli appassionati di geologia c’è pane per i denti…

Tornati sui nostri passi, con il nostro camper raggiungiamo il faro ma passando da sud: occorre fare un largo giro sulla strada asfaltata, raggiungere La Fabriquilla, un agglomerato di case di pescatori e poi di nuovo il faro: vari pannelli informativi ci spiegano che qui si trova una colonia di foche monache che vivono indisturbate. 

Proprio vicino a La Fabriquilla si trova un’altra perla del Parco, cioè le saline che si allungano per 5 km vicino al mare. Nonostante siamo in inverno l’attività è intensa sia per l’uomo, che continua a raccogliere il sale, sia per gli animali, in modo particolare per gli uccelli che utilizzano questa punto come “autogrill” in direzione sud. Diversi sono i capanni per l’osservazione: un buon binocolo aiuta ma basta stare fermi, in silenzio e il resto è fatto! 

Parco del Cabo de Gata-Nijar: un viaggio tra natura e storia dove ci si sente liberi…

Per la sosta:

  • Area di sosta di Aguamarga 
    semplice ma completa: servizio di carico/scarico 5€, sosta e carico/scarico 10€, elettricità 3€ 
    GPS N 36.940709 W 1.936873
  • Parcheggio “Playa Los escullos”
    nessun servizio, situato proprio lungo la spiaggia
    GPS N 36.805742,  W2.063152
  • Camping “Los Escullos”
    GPS N36.8038112, W2.078608
  • La Fabriquilla
    nessun servizio, situato proprio lungo la strada delle saline
    GPS N 36.74906 W 2.217224
  • Faro del Cabo de Gata
    nessun servizio, situato proprio lungo la strada verso il faro
    GPS N 36.725424, W 2.194301

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