Una chiesa incastonata nella roccia. 

A noi l’idea di andare a scoprire il santuario incastonato nella roccia che si vede percorrendo l’autostrada del Brennero stuzzicava da tempo.
Complici le code in Brennero, abbiamo deciso di uscire e percorrere la strada statale che costeggia la valle nel suo lato ovest:  come spesso succede quando si lascia  l’autostrada,  si fanno scoperte interessanti, basta lasciarsi sorprendere dagli eventi.
Ebbene abbiamo raggiunto dapprima il paese di Brentino, associato a Belluno nelle mappe ma in cui la sede comunale è Rivalta: un gran pasticcio! 

No, approfondendo le informazioni sul paese, grazie ad uno storico locale, il signor Giorgio, conosciuto casualmente passeggiando per Brentino, scopriamo che i due paesi vengono uniti da  un Regio decreto a metà degli anni venti, ma Brentino e Belluno hanno numerose frazioncine, tra cui Rivalta che viene deputata fin dall’inizio come sede municipale nella frazione “Palazzo”. Insomma nuclei storici piccoli che sorgono sulla sponda ovest dell’Adige

dove oggi è prevalente la coltivazione della vite e che un tempo era territorio laborioso e di passaggio. Qui Si trovano  anche i resti di un antico posto di cambio dei cavalli risalente all’epoca romana, visto che questi paesi si affacciavano alla Via Claudia Augusta. Così non sorprende neanche la presenza di numerosi mulini che, a differenza di quanto si possa immaginare, il signor Giorgio ci racconta che non macinavano  solo cereali ma venivano usati come magli,  per la fusione e la molitura del ferro usato per le ruote carri o per la produzione di chiodi, tanto da definire il paese “il paese dei chiodaroli”. 

In ogni caso Brentino è oggi un piccolo centro storico molto curato dove si trova la partenza del “sentiero della Speranza” , una lunga scalinata, in cui alcuni gradini sono scavati direttamente nella roccia e che in due e mezzo circa, superando un dislivello di seicento metri circa, porta al Santuario della Madonna della Corona. 
Ecco il motivo della presenza di tanti parcheggi per auto e persino un parcheggio per camper gratuito con carico e scarico dell’acqua: c’è chi arriva qui per un trekking di salita al Santuario e poi Monte Baldo e chi invece viene per salire tra canti e meditazioni verso il Santuario. 

Abbiamo incontrato gruppi di giovani in gioiosa preghiera, coppie che offrivano il loro sacrificio per figli e nipoti e camminatori solitari che salivano in una preghiera silenziosa. Insomma di tutto un po’ ma tanta, veramente tanta gente che aveva voglia di comunicare la propria esperienza e di fermarsi a chiacchierare per condividere un tratto di strada.
Un tempo questa era l’unica via per raggiungere il santuario: solo successivamente venne costruita una strada che da Spiazzi portava al Santuario e solo nel 1922 venne scavata una galleria che migliorava ulteriormente l’accesso.
Quindi se con i mezzi si lascia Brentino e si ritorna verso Affi, si prende  per Caprino Veronese e poi per Spiazzi. 

Innanzitutto la strada: spettacolare! 
Con incredibili scorci sul lago di Garda e quando sparisce il lago, la vista sulla Val d’Adige. Parcheggiato il camper a Spiazzi (anche qui un’area di sosta panoramica ma senza servizi) con una passeggiata di una decina di minuti si scende al Santuario: la strada è asfaltata e agevole, percorribile facilmente da chiunque (non è certo come l’altra via che richiede una certa “gamba”) e addirittura è presente un servizio navetta con un trenino. La strada per giungere al santuario è in discesa ma  seguendo il percorso è contrassegnato da una Via Crucis in bronzo realizzata negli anni novanta: ancora una volta la preghiera e la meditazione accompagnano i passi di chi si avvicina, non è una “passeggiata” ma un pellegrinaggio!

All’arrivo al Santuario capiamo la scelta degli eremiti, associati alla chiesa di San Zeno di Verona, di abbandonare la vita comune per ritirarsi tra queste montagne in preghiera: il luogo è di un misticismo austero e solenne. 
La storia è antica tanto che nel 2022 verrà celebrano il cinquecentenario della fondazione e siamo già nell’anno giubilare per il Santuario.
Varcata la porta santa di accesso all’edificio religioso, sorprende come la chiesa sia realmente costruita nella montagna: le pareti sono solo tre, la quarta è una pietra bianchissima e profumata che caratterizza l’intera chiesa. Il motivo per cui la Madonna della Corona è meta di tanta devozione è legato anche ai tanti ex-voto presenti nella parete di destra, i più antichi risalgono già al 1500 ma anche oggi c’è chi sale fin qui affidando la propria  salute  o quelli dei dei propri cari o di sé: insomma ecco il motivo del nome  “Salita della speranza” o del percorso accompagnati da una Via Crucis. 
Chi arriva al Santuario della Madonna della Corona confida nel fatto che le preghiere siano esaudite: così è sono presenti diversi confessionali e addirittura una copia della “Scala santa” che, con i suoi 28 gradini da salire in ginocchio, rinnova il senso di fiducia nella preghiera a Maria.

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