Il nostro primo incontro con un campo di lavanda è avvenuto nei pressi di Sisteron; avevamo appena imboccato la D946 in direzione di Sederon per poi raggiungere Sault, quando improvvisamente sulla destra abbiamo visto una distesa viola, infinita, ondeggiante al maestrale, il vento della Provenza.
Senza esitare, abbiamo accostato il nostro camper per poter scendere e godere appieno della bellezza: il profumo è stata la prima nota che abbiamo colto, successivamente, camminando attraverso i filari di cespugli viola, siamo stati colpiti dal volo di una quantità indescrivibile di piccole farfalle azzurre e, infine, il rumore sommesso, come un brusio di sottofondo, delle api bottinatrici al massimo del loro lavoro.
Che dire? Non riuscivamo a staccarci dal campo di lavanda. Non era solo il desiderio inappagabile di fotografare ogni singola pianta ma i profumi e le sensazioni provate sembravano paralizzarci.
Non ci sono parole sufficienti ad esprimere le sensazioni che coinvolgono tutti i sensi di chi si avvicina ad una tale bellezza. Un vero lavoro di squadra tra uomo e natura per costruire un paesaggio meraviglioso. La natura fa la sua parte con piante e insetti veramente speciali ma anche l’uomo ha saputo “addomesticarli” e non solo per trarne benefici economici.
Dopo questo primo abbacinante incontro eravamo ancora più avidi di vedere, di scoprire, di capire come viene coltivata, raccolta e lavorata la lavanda e soprattutto perchè questa zona di Francia sia così ricca di piantagioni di lavanda.
Arrivati a Sederon, un delizioso villaggio dall’aspetto provenzale anche se non si trova esattamente nella regione della Provenza, lasciamo il camper per girovagare alla ricerca di informazioni ma, sarà la paura del Covid-19 o l’ora prossima al pranzo, troviamo un paese praticamente chiuso e sbarrato. I due negozi di alimentari chiusi per la pausa e tante abitazioni ormai diventate “seconde case” di chi, anche in Francia, preferisce l’urban life alla vita di campagna. Tant’è…noi cercavamo notizie ma anche altri campi di lavanda da vedere e quindi continuiamo nel nostro viaggio.
Imbocchiamo la D542 verso Sault, che sappiamo essere l’altipiano della lavanda. I campi coltivati, non solo a lavanda, ben presto lasciano il posto al bosco ma ecco, ad un tornante, un piccolo parcheggio con una tavola per l’orientamento e una vista che è semplicistico definire “mozzafiato”. Un paesaggio collinare con tutte le gradazioni di colore che vanno dal verde al viola e campi coltivati, a perdita d’occhio in filari blu e sullo sfondo la grande vetta arida e brulla del Mont Ventoux.
Dopo esserci ripresi dall’emozione, arriviamo a Ferrassieres, un piccolo villaggio, dove finalmente possiamo soddisfare la nostra curiosità. Proprio lungo la strada troviamo infatti la fattoria “Oh!”, proprio così: l’esclamazione di chi vede questi campi nei momenti della fioritura. Qui il contadino oltre al lavoro dei campi, dedica parte del tempo nella trasformazione dei suoi prodotti e ha allestito un negozio per la vendita: lavanda, lavandino, miele e tanti piccoli oggetti artigianali legati alla lavanda. Soprattutto si offre per spiegarci nei più minuziosi dettagli come avviene la coltivazione della lavanda, partendo dalla preparazione del terreno, fino alla raccolta delle spighe, all’essicazione e alla lavorazione per la produzione degli olii essenziali. Ci informa anche che vicino alla chiesa del paese parte un sentiero ben segnalato che costeggia i campi di lavanda e che offre un tracciato molto facile e breve (1,5 km) o uno poco più lungo (3,5 km) in cui sono presenti le diverse varietà di lavanda e le relative spiegazioni.
Come fare per andarcene senza provare il giro? Inforcate le nostre biciclette, ci avventuriamo lungo il percorso che segue davvero i campi di lavanda e offre scorci veramente incredibili.
Arriviamo a Sault: avevamo tanto letto di questo paesino famoso per la lavanda ma troviamo anche una vera concentrazione di folla che, in tempi di Covid-19 non è il massimo. Appena fuori del villaggio, si trova un punto per la sosta gratuita dei nostri mezzi, ben segnalato e dotato anche di carico e scarico. A nostro parere, la sistemazione è adatta come parcheggio per girare nel centro del villaggio ma è un po’ deludente dal punto di vista panoramico, così dopo il giro in paese, obbligatorio per visitare nuovamente negozietti e atelier di trasformazione della lavanda, ci spostiamo in cerca di un luogo dove poter sostare in mezzo alla lavanda.
Facilmente troviamo due aziende agricole che fanno parte del circuito “France Passion” e che offrono la possibilità ai camper di sostare proprio in mezzo ai campi di lavanda, previa visita e acquisto dei relativi negozi.
Lasciando Sault ci inerpichiamo sull’altopiano di Albion e ci spieghiamo il motivo di tanta ricchezza; siamo in una zona che si trova ad un’altitudine media di mille metri sul livello del mare, quota ideale per la vegetazione della pregiata lavanda che si differenzia dal lavandino per la tinta dei fiori, più azzurra che viola e per le dimensioni delle piante, più basse ma soprattutto per la nota delicata del suo profumo, meno irruento di quello del lavandino. E’ pur vero che la lavanda ha una minor resa economica nel rapporto tra fiori e olio essenziale prodotto, e quindi le distese di lavanda sono infinite e volgendo lo sguardo a destra o a sinistra, la tinta è sempre la stessa…un’esperienza bellissima.
Lasciamo l’altipiano e la regione della Vaucluse per entrare nella Provenza: un breve passaggio a Simiane la Rotonde e a Banon per raggiungere Manosque e, attraversando la valle della Durance, arriviamo a Valensole.
Valensole è la vera apoteosi della lavanda! Anche qui ovunque è viola, violetto, indaco: solo ogni tanto si vedono delle macchie gialle di campi di girasole che, oltretutto rendono ancora più acceso il tono del viola della lavanda e quando pensi di aver visto il campo più bello, fai una curva ne vedi un altro più vasto e ancor più bello. A Valensole, a differenza di Sault, è tutto “lavandino”: gli allineamenti dei cespugli sono più alti, grandi e distanziati rispetto all’altopiano di Sault e si può camminare più facilmente tra i filari. Il viola è più acceso e sembra meno blu o forse sono le luci della giornata…