La possibilità di un’uscita in montagna, breve o lunga che sia, è un’opportunità per ossigenare corpo e mente, per fare turismo e sport insieme. Questa volta l’occasione ci è fornita da un breve viaggio in Valle d’Aosta, una regione in cui c’è veramente tanto da scoprire e godere.
Lasciata l’autostrada a Pont-saint Martin seguiamo le indicazioni per Gressoney, certi che anche questa volta il Monte Rosa non ci deluderà.
Proseguiamo con il nostro mezzo fino al termine della strada, nella località Tschaval e parcheggiamo presso il punto sosta attrezzato a poche centinaia di metri dalle piste da sci.
Una breve passeggiata ci fa capire che questa frazione che, a prima vista sembra essere nata per il turismo, in realtà ha radici antiche, visto che esiste una chiesa del 1600: siamo estasiati dagli affreschi davanti alla chiesina e pensiamo alle popolazioni di montagna che con tenacia abitavano in questi luoghi certamente non facili, specialmente in inverno.Per una giornata sulla neve, c’è anche un grande parcheggio pubblico (a pagamento) a servizio degli impianti di risalita: ospita i v.r., assieme alle automobili dei turisti, se non ci si ferma per la notte.
Da qui partono gli impianti di risalita e ci basta decidere se scieremo verso Ovest, quindi verso Champoluc oppure verso Est, quindi verso Alagna Valsesia: la decisione com’è ovvio dipenderà molto dalle condizioni meteorologiche e della neve.
Saliamo in direzione Ovest: piste straordinariamente belle e vista meravigliosa sulla Valle di Ayas, si scivola immersi in splendidi boschi di larici e pini cembri fino a raggiungere la nostra meta, Champoluc. Una sosta e poi via, si risale verso Gressoney: il comprensorio è vasto e consente a tutti di divertirsi, da chi è più esperto fino a chi è un semplice principiante di questo sport.
Dopo aver assaporato la bellezza della Val d’Ayas non possiamo non salire in direzione Est: qui con una moderna telecabina si arriva in Alta Valsesia, praticamente stiamo sciando sul Monte Rosa, e sui può salire fino a quota 3 260 metri di Punta Indren.
Tutto il comprensorio è noto e molto amato non solo da chi pratica discesa ma anche da chi preferisce il fuoripista oppure il freeride in neve fresca e, considerando la quota raggiunta dalle piste, si può sciare fino a stagione inoltrata.
Non è certo difficile per noi comprendere le ragioni per cui anche la famiglia reale italiana abbia scelto questa valle per i suoi soggiorni, in particolare Gressoney è stata prescelta dalla Regina Margherita di Savoia per la costruzione di un delizioso castello situato nella frazione di Gressoney-Saint-Jean, da cui si gode un meraviglioso panorama sul ghiacciaio del Lys
Una giornata di pausa dallo sci e il gioco è fatto per imparare per noi nuove notizie sui Savoia: visitamo Castel Savoia che si trova poco fuori del centro abitato
Il castello venne costruito a partire dal 1899 in stile eclettico, vale a dire con richiami alla tradizione ma anche aperture allo stile liberty, su una collina scelta per la sua posizione panoramica. Praticamente potremmo considerarlo un antesignano delle costruzioni a Km 0: quasi tutti i materiali con cui è costruito sono della Valle e al massimo arrivano da Torino. Se all’esterno presenta forme molto simili ad un castello da fiaba con torrette e pinnacoli ma anche piuttosto austero e rigoroso visto che è stato realizzato con pietra locale, l’interno è tutta una decorazione di vetri colorati, di boiserie con intagli pregiati, affreschi tromp-d’oeil e una serie di ricercatezze per noi quasi ovvie ma assolutamente innovative per l’epoca.
Entrando lascia senza fiato lo scalone principale, realizzato in legno di rovere con una doppia elica dall’andamento leggermente incurvato, dove sono presenti intagliati ricercatissimi che richiamano sia alle iniziali della Regina sia agli stemmi reali oltre che una coppia leoni. Elaboratissimi i lampadari in ferro battuto e le vetrate artistiche in stile Art Nouveau con tanti motivi floreali che riportano le frasi importanti per la casata, come la celeberrima “Avanti Savoia” oppure “Fert”, cioè portare e sopportare il peso della Corona. Ovunque un tripudio di “blu Savoia” una particolare tonalità tipica della casata e tanti richiami agli stemmi e ai simboli, come il doppio nodo, cari alla Regina. Stupisce la veranda in forma circolare con le sedie in midollino originali dell’epoca o una piccola stanza biblioteca con la fantastica vista sul ghiacciaio.
Poi tante le curiosità da scoprire come il fatto che la Regina mal tollerava i rumori delle cucine per cui chiese che queste fossero state realizzate distanti dal castello e collegate alla sala da pranzo da una “decauville” sotterranea: il cibo già pronto veniva caricato sulla cremagliera e dopo aver percorso quasi 500 metri, tramite un ascensore veniva servito direttamente in tavola. Altra chicca presente nelle sale del castello sono delle mollette elettriche per chiamare la servitù: una vera innovazione tecnologica per fine Ottocento. Oppure, la meridiana voluta nel lato sud con la scritta ”Sit patriae aurea quaevis” – “Ogni ora sia d’oro per la patria” o ancora la presenza della Casetta Carducci dove soggiornò il poeta, caro amico della Regina.
E che dire del giardino botanico alpino presente all’ingresso? Purtroppo noi abbiamo potuto apprezzare solo la versione invernale, peraltro semi-sommersa dalla neve ma sicuramente un aspetto importante per studiare, conservare e far conoscere le varietà botaniche delle nostre Alpi.
I paesaggi sono mozzafiato e la natura incontaminata che ci circonda fa dimenticare la frenesia e la ressa cittadine: ancora una volta non rimaniamo delusi!